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There is still a market every Tuesday in Desenzano. The day of the week has not changed from that of the long ago past, but the goods and the crowds of customers have changed completely. There are no more boatmen, no porters, no Swiss merchants in their frock coats and top hats, no farmers wrapped in their black cloaks: a crowd of people that has disappeared over the years and only lives on in memories. Desenzano's market has changed radically, as have so many things during the past fifty years. During the summer months the market attracts many tourists from surrounding resorts, all searching for something interesting to buy. The antiques market in Desenzano del Garda which is held in Piazza Malvezzi every first Sunday of the month (with a break in January and August) is certainly amongst the most distinguished Italian antiques markets. Thanks to the president of the Association Gianni Allemandi. Strict criteria is applied in the selection of exhibitors: 60 stalls and not one more. All the stall-holders are obliged to provide a certificate of authenticity for articles of a certain value, also a group of experts appointed by the Court of Turin inspects the market periodically. Worth mentioning are Russian icons from the XVIII and XIX centuries, sixteenth century books and prints, objects in ivory and late nineteenth century French, German and Italian dolls. A dynamic and lively town, rich in memories and activities, Desenzano is the ideal place for a holiday which is a perfect balance between relaxation and fun, nature and culture: thanks to its easy access and its geographical position, it is one of the easiest destinations to reach, the ideal departure point for your next holiday on Lake Garda. The town of Desenzano del Garda stands, fanned out, on the first ring of the Morainic amphitheatre, today it is one of the most important residential, commercial and tourist areas on the lake. The name of this village on Benaco was derived from Decentianum, which was the term used to describe the farm, country estate and country residence of the wealthy Roman Decentius. Finds dating back to the Old Bronze Age (2000 - 1800 B.C.) place human settlements, characteristic of the "Polada Culture", in the Morainic amphitheatre of the Benaco, proof was discovered by professor Giovanni Rambotti in 1873 in the peat-bog situated between Desenzano and Lonato. During the Longobard era Desenzano was part of a district which stretched from the lower shores of the lake to the Mantuan countryside. The parish church of Desenzano, one of the first Christian churches on Lake Garda, was at first dependent on Verona, then it came under the civil jurisdiction of Brescia in 1192, later, in 1220 it became part of the Confalonieri family's estates. Around 1170 Niceta brought the Catharist heresy to these parts: Sirmione and Desenzano, which also had a Catharist theologian and bishop, became the central points of diffusion until the interventian of the Inquisition in 1276. During the dispute between the Guelphs and Ghibellines the latter found refuge in the castle at Desenzano but in the end they were defeated. From 1426, with the Venetian rule, Desenzano entered the "Magnifica Patria" becoming an important commercial centre thanks, above all, to its corn market, as well as an important cultural centre; by 1449 public teaching was already being held in Desenzano and in the 1500s an Academy was built. During the French League of Cambrai invasion Desenzano refused to give itself up to Cardinal d'Amboise and placed itself under the protection of Mantua, but it was, however, forced to bow to Louis XII. From 1512 to 1516 there was plundering by German troops. The 1500s held other misfortunes such as the passage of the lansquenets and the plague of 1567. In 1772 , after almost 350 years of conflict, Desenzano managed to obtain independence from Salò. After the Jacobinic Revolution of 1797 it became the seat of the District of Benaco. With the Restoration, under the Lombard-Veneto reign Desenzano was elevated to first class municipality status and in 1816 and 1821 it received visits from the Austrian Emperor Francis I. In 1859 the battle of San Martino and Solferino (Napoleon III and Victor Emanuel II against the Austro-Hungarians) saw the birth of The Red Cross, thanks to Henri Dunant. The Red Cross museum, the only one in the world, is situated just a few kilometres from Desenzano in the town of Castiglione delle Stiviere. This event transformed Desenzano into one big hospital. Both during the first and second World Wars Desenzano was subjected to bombardments which in the final conflict destroyed the railway viaduct in 1945. Ogni martedì a Desenzano si allestisce ancora il mercato. Il giorno della settimana non è cambiato rispetto al lontano passato, ma merci e folla di compratori sono del tutto mutati. Non vi sono più barcaioli, facchini, mercanti svizzeri in stiffelius e col cappello a cilindro, contadini avvolti nel mantello nero: una folla di persone che è ormai scomparsa nel tempo e fa ressa solo nella memoria. Il mercato di Desenzano è mutato radicalmente, come sono mutate tante cose in questi ultimi cinquant'anni. Il mercato, nella stagione estiva, richiama numerosi turisti dalle località vicine, alla ricerca di interessanti acquisti. Il mercatino dell'antiquariato a Desenzano del Garda, che si svolge in piazza Malvezzi ogni prima domenica del mese (pausa a Gennaio ed Agosto), è certo fra i più qualificati mercatini antiquari italiani. Tutto merito del presidente dell'associazione Gianni Allemandi. Vengono applicati rigidi criteri di selezione anche nella scelta degli espositori: 60 bancarelle, non una di più. Tutti gli espositori sono obbligati a rilasciare certificati sull'autenticità degli articoli di un certo valore, inoltre un gruppo di Perito del Tribunale di Torino ispeziona periodicamente il mercato. Da segnalare icone russe del XVIII e del XIX, libri e stampe del periodo del 500, oggetti in avorio, bambole della seconda metà dell'800 francesi, tedesche ed italiane. Città dinamica e vivace, ricca di memorie ed iniziative, Desenzano è il luogo ideale per un vacanza in perfetto equilibrio tra relax e svago, natura e cultura: grazie alla sua accessibilità ed alla sua posizione geografica, è una delle destinazioni più facili da raggiungere, il punto di partenza ideale per la vostra prossima vacanza sul Lago di Garda. Adagiata a ventaglio sulla prima cerchia dell'anfiteatro morenico sorge la Città di Desenzano del Garda, oggi uno dei più importanti centri residenziali, commerciali e turistici del Lago. Il nome del villaggio benacense deriva da Decentianum ossia dal termine utilizzato ad indicare il podere, il fundus, la residenza agricola del benestante romano Decentius. Ritrovamenti risalenti all'Età del Bronzo Antico (2000-1800 a.C.) permettono di situare nell'anfiteatro morenico Benacense insediamenti umani caratterizzanti la cosiddetta "Cultura di Polada", con testimonianze scoperte nel 1873 nell'omonima torbiera ubicata tra Desenzano e Lonato, dal prof. Giovanni Rambotti. Durante il periodo longobardo Desenzano faceva parte di un distretto che andava dalle sponde del basso lago sino alle campagne del mantovano. La Pieve di Desenzano, tra le prime chiese cristiane del territorio gardesano, all'inizio dipendente da Verona, passò sotto la giurisdizione civile di Brescia nel 1192, e nel 1220 divenne feudo della famiglia Confalonieri. Intorno al 1170 Niceta portò in questi luoghi l'eresia catara: Sirmione e Desenzano, che ebbe anche un teologo e vescovo cataro, ne divennero centri di diffusione sino all'intervento dell'Inquisizione nel 1276. Nella contesa tra guelfi e ghibellini, questi ultimi trovarono rifugio nel castello di Desenzano ma vennero alla fine sopraffatti. Dal 1426, col dominio di Venezia, Desenzano entrò nella "Magnifica Patria" divenendo importante centro commerciale, soprattutto grazie al suo mercato del grano, e culturale: già nel 1449 si tenevano a Desenzano pubblici insegnamenti e nel '500 si costituì un'Accademia. Durante l'invasione francese della lega di Cambrai Desenzano rifiutò di darsi al cardinale d'Amboise e si mise sotto la tutela di Mantova, ma dovette comunque piegarsi a Luigi XII. Dal 1512 al 1516 si susseguirono i saccheguatta parte di truppe tedesche. Il '500 riservava altre sventure, come il passaggio dei lanzichenecchi e la peste del 1567. Nel 1772 Desenzano riuscì ad ottenere, dopo quasi 350 anni di conflitti, l'indipendenza da Salò. Dopo la rivoluzione giacobina del 1797 divenne sede del Dipartimento del Benaco. Con la Restaurazione, sotto il Regno Lombardo-Veneto Desenzano fu elevato a comune di prima classe e nel 1816 e 1821 ricevette le visite dell'Imperatore austriaco Francesco I. Nel 1859 la battaglia di S.Martino e Solferino (Napoleone III e Vittorio Emanuele II contro gli Austro Ungarici), che vide la nascita della Croce Rossa ad opera di Henri Dunant il cui Museo, unico al mondo, si trova a pochi chilometri da Desenzano nel paese di Castiglione delle Stiviere. Tale occasione trasformò Desenzano in un unico, grande ospedale. Sia nella prima che nella seconda guerra mondiale Desenzano subì bombardamenti, che distrussero nell'ultimo conflitto il viadotto ferroviario del 1945. UN VIAGGIO ATTRAVERSO I SECOLI Cenni storici Ritrovamenti risalenti all'Età del Bronzo Antico (2000-1800 a.C.) permettono di situare nell'anfiteatro morenico Benacense insediamenti umani caratterizzanti la cosiddetta "Cultura di Polada". Tra il I ed il II secolo d.C. le rive del Garda furono elette a residenza agricola di molti benestanti romani, come testimonia la villa individuata a Desenzano nel 1921 sul luogo dove passava l'antica via Emilia che collegava Brescia a Verona. Durante il periodo longobardo Desenzano faceva parte di un distretto che andava dalle sponde del basso lago sino alle campagne del mantovano. La Pieve di Desenzano, tra le prime chiese cristiane del territorio gardesano, all'inizio dipendente da Verona, passò sotto la giurisdizione civile di Brescia nel 1192, e nel 1220 divenne feudo della famiglia Confalonieri. Intorno al 1170 Niceta portò in questi luoghi l'eresia catara: Sirmione e Desenzano, che ebbe anche un teologo e vescovo cataro, ne divennero centri di diffusione sino all'intervento dell'Inquisizione nel 1276. Nella contesa tra guelfi e ghibellini, questi ultimi trovarono rifugio nel castello di Desenzano ma vennero alla fine sopraffatti. Dal 1426, col dominio di Venezia, Desenzano entrò nella "Magnifica Patria" divenendo importante centro commerciale, soprattutto grazie al suo mercato del grano, e culturale: già nel 1449 si tenevano a Desenzano pubblici insegnamenti e nel '500 si costituì un'Accademia. Durante l'invasione francese della lega di Cambrai Desenzano rifiutò di darsi al cardinale d'Amboise e si mise sotto la tutela di Mantova, ma dovette comunque piegarsi a Luigi XII. Dal 1512 al 1516 si susseguirono i saccheggi da parte di truppe tedesche. Il '500 riservava altre sventure, come il passaggio dei lanzichenecchi e la peste del 1567. Nel 1772 Desenzano riuscì ad ottenere, dopo quasi 350 anni di conflitti, l'indipendenza da Salò. Dopo la rivoluzione giacobina del 1797 divenne sede del Dipartimento del Benaco. Con la Restaurazione, sotto il Regno Lombardo-Veneto Desenzano fu elevato a comune di prima classe e nel 1816 e 1821 ricevette le visite dell'Imperatore austriaco Francesco I. Nel 1859 la battaglia di S.Martino e Solferino (Napoleone III e Vittorio Emanuele II contro gli Austro-Ungarici), che vide la nascita della Croce Rossa ad opera di Henri Dunant il cui Museo, unico al mondo, si trova a pochi chilometri da Desenzano nel paese di Castiglione delle Stiviere. Tale occasione trasformò Desenzano in un unico, grande ospedale. Sia nella prima che nella seconda guerra mondiale Desenzano subì bombardamenti, che distrussero nell'ultimo conflitto il viadotto ferroviario del 1852. Al turista o al cittadino residente non risulta difficile ripercorrere, seppur a grandi linee, i momenti cruciali della storia di questa ridente città gardesana, se solo provi a rivolgere lo sguardo su alcuni edifici, monumenti e complessi archeologici, che ancor oggi ci ricordano la vita del passato. Cominciamo il nostro viaggio entrando dalla porta orientale dell’antico borgo. A pochi passi dal lago, in quello che fu il chiostro di S. Maria de Senioribus, è ubicato il Museo archeologico, la cui visita ci consente di risalire alle origini. Esso è intitolato a Giovanni Rambotti, studioso a cui si deve la scoperta dell’insediamento preistorico della cultura di Polada (2000 a.C.). Osservando i reperti gelosamente custoditi in teche di vetro, si deduce che i primi insediamenti umani della regione benacense risalgono ad un’epoca compresa tra l’età mesolitica (8000 a.C.) e quella del bronzo (II millennio a.C.). A quest’ultima età appartiene il reperto più importante lì conservato, il “gioiellino” dell’intera esposizione archeologica: l’aratro in legno più antico del mondo, risalente al 2000 circa a.C., estratto in buono stato nella zona del Lavagnone (a sud di Desenzano), grazie all’ambiente privo di ossigeno, caratteristico delle torbiere, in cui fu rinvenuto. Se proseguiamo per il lungolago verso la parte occidentale del centro storico, in prossimità del lago, è d’obbligo una visita al complesso archeologico della Villa romana, il cui proprietario “Decentius” avrebbe con molta probabilità dato il nome alla nostra città. I resti della villa, che ebbe più fasi costruttive, tra la fine dell’età repubblicana (I sec a.C.) e la fine dell’età imperiale (V sec. D.C.), si estendono per circa un ettaro e rappresentano la più importante testimonianza in Italia settentrionale di grande villa tardo-antica romana. Si tratta indubbiamente di un edificio complesso, di grande estensione, con orientamento unitario, i cui settori residenziali si alternavano a strutture rustiche. La grande villa si affacciava sul lago, anzi questo dovette essere l’elemento determinante nella distribuzione dei diversi ambienti, concepiti per offrire dal loro interno molteplici punti di veduta verso l’acqua e insieme per essere visti dal lago. I percorsi principali della villa erano organizzati in sequenza dal lago verso l’interno e orientati ortogonalmente alla riva. La villa aveva poi senza dubbio le sue propaggini sul lago, costituite da moli, attracchi e banchine e forse da peschiere (piscinae) per l’allevamento ittico, che completavano le possibilità di godimento e di sfruttamento dell’ambiente lacustre. Osservando i pavimenti a mosaico rappresentanti diverse scene a carattere pagano, si viene rapiti dalla loro bellezza per la varietà di colori delle pietre musive impiegate: amorini vendemmianti, amorini su bighe in corsa; menadi e satiri; belve che assalgono animali selvatici, allegorie delle quattro stagioni; un personaggio (Orfeo o il Buon Pastore) con un cane e una pecora in un paesaggio bucolico. L’età romana ebbe termine con le invasioni di popolazioni germaniche e orientali, che distrussero anche la villa. Per far fronte ai saccheggi e alle devastazioni di una di esse, gli Ungari, venne costruito intorno al X secolo il Castello, posto sulla cima della collina che domina il porto e larga parte del territorio circostante, sulle fondazioni di un “castrum” romano di forma quadrangolare; l’interno dell’edificio era occupato da un vero e proprio piccolo borgo con le sue strade, la piazza, la torre campanaria, e la sua chiesa dedicata a S. Ambrogio. Di questa struttura difensiva oggi rimane il solo recinto fortificato e un fabbricato ad uso di caserma militare realizzato nel 1883. Scendendo lungo la via Castello, la via più rapida e più ripida che collega la parte alta con quella bassa della città, sbocchiamo nella piazza centrale di Desenzano: Piazza Malvezzi. Qui tutto ci parla dell’epoca del dominio veneto. In questa piazza per secoli si svolgeva prima ogni lunedì, poi ogni martedì, quello che era considerato il più importante mercato di grani della Lombardia, sotto il più stretto controllo delle autorità venete. Per l’economia desenzanese, strettamente connesso con la piazza era il porto, oggi detto “vecchio”, realizzato sul finire del XV secolo con il riporto di enormi masse di roccia e sassi, rifatto ed ampliato dal doge Andrea Gritti nella prima metà del XVI secolo, durante il quale sui terrapieni risultanti sorsero alcuni fabbricati ad uso abitativo con capaci fondachi per l’ammasso delle granaglie. Questo porto capiente e fortificato era in grado di accogliere le imbarcazioni dei mercanti che dalla parte settentrionale della Riviera trasportavano a Desenzano olio, agrumi, vini, pannilana, drappi e ferrarezze, ritornandosene alle terre di partenza con i navigli carichi di cereali. A sud del porto, a metà circa dei portici, fa bella mostra di sé l’incompiuto Palazzo del Provveditore, prospiciente la piazza principale, a lato dell’inizio di via Castello, a testimonianza dell’aspro contrasto sorto tra cinque comuni della Riviera (Desenzano, Rivoltella, Padenghe, Pozzolengo e Bedizzole) e Salò, città dove risiedeva il Provveditore veneto inviato ogni sedici mesi da Venezia. Essi chiesero a più riprese alla Dominante tra il 1532 e il 1588 di potersi sottrarre alla giurisdizione dei salodiani e di ottenere un proprio Provveditore indipendente da quello di Salò. Per questo motivo la comunità di Desenzano, evidentemente fiduciosa nell’accoglimento della richiesta, commissionò il progetto per la dimora di tale autorità all’architetto Todeschini e fece iniziare i lavori di costruzione Ma il Senato veneto non acconsentì, così il palazzo non fu mai completato, rimanendo mutilo della terza arcata, mai realizzata. Sempre durante la seconda metà del XVI secolo si pose mano alla costruzione del “granarolo”, un ampio porticato che circonda su due lati una serie di fondachi prospicienti il porto ed al cui piano superiore avrebbe dovuto trovare posto la “Casa del Comune”, che invece non fu mai eretta. Anche questo progetto fu realizzato dal Todeschini, e corrisponde all’odierno Palazzo del Turismo. La dominazione veneta terminò con l’invasione napoleonica del 1796 ed ufficialmente decadde il 18 marzo 1797. Il 20 maggio di quell’anno i giacobini locali abbatterono la statua della Beata Angela Merici, innalzata al centro della piazza principale nel 1782, e la portarono nella parrocchiale. Al suo posto collocarono “l’albero della libertà” che altro non era che un palo dipinto con i colori nazionali francesi, sormontato da un berretto frigio, simbolo della rivoluzione. Comunque la statua fu ricollocata in piazza tre anni più tardi, il 1° maggio 1800, quando gli austriaci, approfittando dell’assenza di Napoleone Bonaparte, occupato nella campagna d’Egitto, riconquistarono tutto il territorio ex-veneto. Il nostro breve viaggio si conclude a San Martino, località posta a sud del territorio del Comune di Desenzano. Proprio i Francesi diedero il loro tributo di sangue all’indipendenza del nostro Paese. La torre alta oltre 65 metri che venne innalzata nel 1893 ci ricorda quella drammatica giornata del 24 giugno 1859, in cui per ben 15 ore (dalle sei del mattino alle nove di sera) si scontrarono gli eserciti franco-piemontese da una parte e quello austriaco dall’altra. La battaglia fu assai cruenta e costò la vita ad oltre 25.000 soldati; 15.000 furono i feriti. Essa fu combattuta in due settori: quello nord attorno a S.Martino, dove i piemontesi agli ordini di Vittorio Emanuele II respinsero gli austriaci; quello sud, attorno alla rocca di Solferino, quando Napoleone III vi gettò le quattro divisioni della sua Guardia fra i corpi d’Armata comandati da Baraguay D’Hilliers e da Mac Mahon. Oggi, se durante una giornata nitida si sale sull’alto della torre, si offre alla vista uno spettacolo affascinante: il lago, i monti che lo cingono ai lati, le colline moreniche coltivate a vigneto e ad uliveto, e la pianura sembrano abbracciarsi con un effetto indimenticabile.